Il Grande Test della Personalità: descrizione dettagliata dei 16 tratti caratteriali

Questo articolo fornisce una spiegazione dei diversi tratti caratteriali esaminati dal Grande Test della Personalità da una prospettiva psicologica e sociale. Si consiglia ai lettori che non hanno ancora fatto il test, ma che intendono farlo, di astenersi dalla lettura di questa disamina fino a quando non lo avranno completato, altrimenti le loro risposte potrebbero essere meno spontanee.

IL GRANDE TEST DELLA PERSONALITÀ

Comprendere i 16 principali tratti caratteriali

I tratti della personalità sono predisposizioni caratteriali, stabili nel tempo, che influenzano il comportamento, i pensieri e i sentimenti di un individuo. Possono essere intesi come uno spettro in cui ognuno di essi manifesta due estremità opposte. Di seguito è riportata un’analisi completa di ciascuno dei 16 tratti fondamentali, con relative definizioni, illustrazione delle implicazioni personali e sociali e spiegazione del modo in cui essi si manifestano nelle persone.

Link rapidi

>> 1. Socievolezza
>> 2. Razionalità
>> 3. Emotività
>> 4. Perfezionismo
>> 5. Vivacità
>> 6. Estroversione
>> 7. Coscienziosità
>> 8. Sensibilità
>> 9. Tolleranza
>> 10. Creatività
>> 11. Accortezza
>> 12. Sicurezza
>> 13. Autonomia
>> 14. Spiritualità
>> 15. Ironia
>> 16. Egoismo
>> Risvolti Spirituali

1. Socievolezza (asociale —> espansivo)

Per socievolezza si intende la tendenza degli individui a cercare e a impegnarsi in interazioni sociali con gli altri. Essa include una serie di comportamenti: dall’iniziare conversazioni e stringere amicizie alla partecipazione ad attività di gruppo ed eventi comunitari. Le persone socievoli solitamente prosperano nei contesti collettivi, trovando energia e appagamento nelle interazioni con gli altri.

D’altra parte, gli asociali presentano una mancanza di interesse o di desiderio verso la sfera sociale. Prediligono la solitudine o l’intrattenere interazioni ridotte al minimo con le persone, sentendosi normalmente più a proprio agio da soli che in situazioni collettive. Ciò può derivare da vari fattori, tra cui tratti della personalità come l’introversione e la timidezza, nonché preferenze personali per gli ambienti tranquilli.

Il concetto di espansività si riferisce all’estremo opposto dell’asocialità. Gli individui espansivi sono caratterizzati dall’apertura verso il prossimo e dal desiderio di avere contatti sociali. Tendono ad essere estroversi, entusiasti e disposti a condividere liberamente esperienze ed emozioni. Questo tratto è sovente associato ad alti livelli di energia e ad una visione positiva delle relazioni interpersonali.

In sintesi, la socievolezza si sviluppa su un continuum in cui l’asocialità rappresenta un ritiro dall’impegno collettivo, mentre l’espansività incarna la ricerca attiva di connessioni e relazioni sociali. La comprensione di questo spettro può aiutare a definire le differenze individuali nel comportamento e nelle preferenze sociali.

2. Razionalità (irrazionale —> razionale)

La razionalità viene comunemente definita come la caratteristica che trova i suoi fondamenti nella ragione o nella logica. Grazie ad essa, si prendono decisioni basate sull’evidenza, sul pensiero critico e su un approccio sistematico alla risoluzione dei problemi. Tuttavia, il percorso dall’irrazionalità verso la razionalità può essere complesso e sfaccettato.

Inizialmente molti individui operano in base a un quadro di credenze irrazionali modellate dalle emozioni, dalle influenze della società e dai preconcetti cognitivi. Ad esempio, le persone possono percepire un aumento dei crimini violenti a causa del sensazionalismo dei mezzi di comunicazione, nonostante le evidenze statistiche indichino il contrario. Questo scollamento tra percezione e realtà esemplifica come i modelli di pensiero irrazionali possano dominare i processi decisionali.

Per passare dall’irrazionalità alla razionalità, è necessario impegnarsi in un’autoriflessione critica e cercare attivamente informazioni concrete. Questo processo implica la messa in discussione di convinzioni e ipotesi profondamente radicate che potrebbero non essere supportate da evidenze solide. Capire che certi comportamenti attribuiti a cause soprannaturali possono invece essere esaminati in chiave scientifica è fondamentale per promuovere una mentalità razionale. Per esempio, l’epilessia un tempo veniva vista come una forma di possessione demoniaca, oggi invece viene riconosciuta come un disturbo neurologico.

Inoltre, l’istruzione svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la riflessione razionale. Insegnando le abilità di pensiero critico nelle scuole e incoraggiando i giovani ad analizzare le informazioni in modo analitico, la società può fare affidamento su una popolazione meglio equipaggiata, in grado di affrontare questioni complesse senza essere in balìa di paure irrazionali o idee fuorvianti.

È anche importante riconoscere che le reazioni emotive sono parte integrante della natura umana. Mentre il processo decisionale razionale privilegia la logica rispetto alle emozioni, l’integrazione dell’intelligenza emotiva può favorire l’utilizzo di processi decisionali basati su un approccio olistico. Comprendere come le sensazioni influenzano le scelte personali permette agli individui di prediligere soluzioni che sono in linea con il ragionamento logico, ma anche in risonanza con i loro valori e il loro modo di essere più autentico.

In sintesi, il percorso dall’irrazionalità alla razionalità implica il riconoscimento dei pregiudizi mentali, la ricerca di informazioni basate sull’evidenza, l’impegno nello sviluppo del pensiero critico e l’equilibrio tra intelligenza emotiva e raziocinio. Questa trasformazione è essenziale per la crescita personale e il progresso della società nel suo complesso.

3. Emotività (impulsivo —> controllato)

L’emotività si riferisce all’intensità delle risposte emotive che gli individui sperimentano in varie situazioni; essa svolge un ruolo fondamentale nella gestione degli impulsi e nell’esercizio dell’autocontrollo. Quando le emozioni sono intense, non di rado emergono comportamenti impulsivi, i quali spingono le persone ad agire senza considerare le conseguenze delle loro azioni. L’istintualità può manifestarsi in vari modi, come reagire in modo aggressivo quando si è provocati o prendere decisioni affrettate sulla base di sensazioni fugaci.

Per comprendere la relazione tra impulsività e autocontrollo, è essenziale riconoscere che gli stati emotivi acuti possono compromettere in modo significativo la capacità di un individuo di regolare il proprio comportamento. Per esempio, una persona che si sente sopraffatta dalla rabbia può arrivare a sfogarsi verbalmente o fisicamente ignorando le potenziali conseguenze di tali azioni. Allo stesso modo, una persona che prova una gioia intensa potrebbe faticare a moderare l’eccitazione e fare scelte affrettate che potrebbero avere ripercussioni negative in seguito.

Sviluppare l’autodisciplina significa imparare a gestire queste risposte emotive in modo efficace. Tale processo richiede di coltivare la consapevolezza dei propri sentimenti e di praticare tecniche che favoriscono la regolazione emotiva. Strategie come la meditazione mindfulness possono aiutare una persona a fermarsi e a riflettere prima di reagire istintivamente. Promuovendo una maggiore comprensione delle proprie emozioni e mettendo in atto meccanismi di coping, è possibile migliorare il proprio autocontrollo e ridurre il ricorso a comportamenti precipitosi.

Inoltre, alcune ricerche hanno dimostrato che i bambini che imparano a gestire le proprie emozioni in modo efficace tendono a mostrare una migliore autodisciplina quando crescono. I programmi volti a insegnare le abilità di regolazione emotiva possono produrre un miglioramento del rendimento scolastico, delle relazioni sociali e del benessere generale. Pertanto, affrontare l’emotività è fondamentale per migliorare il controllo di sé e raggiungere gli obiettivi a lungo termine.

In sintesi, l’emotività influenza l’impulsività, la quale ha un impatto diretto sulla capacità di autocontrollo. Riconoscendo l’interazione tra questi fattori e lavorando attivamente sulle strategie di regolazione delle emozioni, diviene possibile migliorare le proprie capacità di gestione degli impulsi e contemporaneamente arrivare a prendere decisioni più ponderate.

4. Perfezionismo (facilone —> pignolo)

Il perfezionismo viene generalmente considerato un’arma a doppio taglio, in cui la ricerca dell’eccellenza può portare sia a risultati positivi che ad effetti negativi sulla salute mentale e sulla produttività. Da un lato, l’ambire alla perfezione spinge le persone a raggiungere standard elevati e a produrre un lavoro eccezionale. Dall’altro, questa ricerca incessante può anche trasformarsi in una forma di negligenza quando induce a procrastinare o a evitare del tutto determinati compiti per paura di non soddisfare le alte aspettative.

Quando le persone oscillano tra la faciloneria e la pignoleria, possono ritrovarsi in un circolo vizioso che ostacola la loro capacità di lavorare in modo efficace. La faciloneria si manifesta quando la pressione verso la perfezione diventa schiacciante, facendo sì che gli individui si disimpegnino del tutto dai compiti o li affrontino con un atteggiamento sbrigativo. Ciò può tradursi in scadenze non rispettate, progetti incompleti o prestazioni inferiori alle aspettative, le quali diventano addirittura controproducenti rispetto agli obiettivi che i perfezionisti si prefiggono.

Al contrario, la pignoleria emerge quando il desiderio di perfezione diventa ossessivo. Un individuo potrebbe fissarsi eccessivamente sui dettagli più minuziosi, dedicando una quantità spropositata di tempo a perfezionare aspetti del loro lavoro che non hanno un impatto significativo sul risultato complessivo. Questa focalizzazione estrema sfocia in una forma di inefficienza e frustrazione, poiché i perfezionisti rischiano di trovarsi bloccati all’interno di un processo infinito di ripetizione dello stesso lavoro.

Il passaggio dalla faciloneria alla pignoleria evidenzia un aspetto critico del perfezionismo: la lotta interiore tra l’ambizione di raggiungere standard elevati e l’ansia che ne deriva. Questo conflitto genera un notevole disagio emotivo, portando gli individui a sentirsi inadeguati o indegni quando non riescono a soddisfare le proprie aspettative. La chiave sta nel riconoscere questo schema e nel trovare un equilibrio tra la ricerca dell’eccellenza e la possibilità di commettere errori e imperfezioni.

Per attenuare gli impatti negativi del perfezionismo, è essenziale adottare una prospettiva più realistica circa il fallimento e il successo. Accettare l’imperfezione come parte del processo di apprendimento può aiutare a spezzare questo circolo vizioso. Fissandosi obiettivi alla propria portata e riconoscendo che gli errori sono opportunità di crescita piuttosto che indicatori di fallimento, diviene possibile adottare un approccio più equilibrato al proprio lavoro.

In sintesi, capire come il perfezionismo agisca lungo lo spettro che va dalla faciloneria alla pignoleria è fondamentale per lo sviluppo personale. Promuovendo la consapevolezza e attuando strategie che promuovono la flessibilità degli standard, le persone possono gestire le loro tendenze perfezionistiche in maniera più efficace.

5. Vivacità (pigro —> dinamico)

La vivacità può essere intesa come il passaggio da uno stato di pigrizia a uno di dinamismo ed energia. Questo concetto sottolinea l’importanza del movimento e dell’attività nella nostra vita, suggerendo che il superamento dell’inerzia è cruciale per la crescita e la realizzazione personale.

Per cominciare, la pigrizia si manifesta di solito come una riluttanza a impegnarsi in attività fisiche o mentali. Può derivare da vari fattori, tra cui la stanchezza, la mancanza di motivazione o persino la paura di fallire. Quando ci troviamo in questo stato, è facile cadere in un ciclo di inattività in cui diamo la priorità alla comodità piuttosto che allo sforzo attivo. Tuttavia, tale tendenza può condurre alla stagnazione, sia fisica che mentale.

Al contrario, il dinamismo rappresenta un impegno attivo nella vita. Incarna qualità come l’entusiasmo, il vigore e la volontà di affrontare le sfide. Transitare dalla pigrizia al dinamismo richiede uno sforzo consapevole e un cambiamento di mentalità. Ecco alcuni passi che possono facilitare questa trasformazione:

  1. Stabilire obiettivi chiari: prefissare obiettivi specifici e raggiungibili fornisce una direzione e uno scopo. Che si tratti di impegnarsi in una camminata quotidiana o di dedicarsi a un nuovo hobby, avere dei propositi chiari incoraggia l’azione.
  2. Creare una routine: lo sviluppo di una routine strutturata può aiutare a combattere la pigrizia; per farlo è sufficiente inserire attività regolari all’interno della propria quotidianità. Questo schema favorisce la disciplina e rende più facile rimanere attivi.
  3. Trovare la motivazione: individuare ciò che fornisce ispirazione, che si tratti di interessi personali, di legami sociali o di aspirazioni professionali, può accendere il desiderio di passare dall’inattività all’azione.
  4. Iniziare gradualmente: fare piccoli passi verso una maggiore attività è basilare per donare slancio alla propria routine. Si consiglia di iniziare con compiti gestibili che aumentano man mano di complessità o intensità.
  5. Accogliere il cambiamento: essere aperti a nuove esperienze può rinvigorire la propria vita ed esortare ad uscire dalla zona di comfort. Provare nuove attività o incontrare nuove persone può stimolare la mente e il corpo.
  6. Riflettere sui progressi: la valutazione regolare dei risultati ottenuti rafforza i cambiamenti di comportamento positivi e motiva ad agire ulteriormente.

Lavorando attivamente attraverso questi passaggi, gli individui possono rendere la propria vita più vivace, trasformando i periodi di pigrizia in un impegno dinamico verso il mondo circostante.

6. Estroversione (introverso —> estroverso)

L’estroversione è un tratto della personalità caratterizzato da socievolezza, loquacità, assertività e tendenza a cercare stimoli nella compagnia degli altri. Coloro che presentano comportamenti estroversi si sentono stimolati dalle interazioni sociali e prosperano in ambienti in cui possono confrontarsi con le persone. Al contrario, gli introversi preferiscono le attività solitarie o le interazioni con piccoli gruppi, e possono trovare stancanti le grandi riunioni sociali.

Non c’è nulla di male nell’essere introversi, tuttavia, in alcuni casi un’eccessiva introversione può causare disagio e difficoltà sia in ambito sociale che lavorativo. Chi desidera alleggerire questo tratto caratteriale senza distorcere la propria natura, può adottare alcune strategie che incoraggiano un comportamento più estroverso. Ecco un approccio graduale:

  1. Stabilire obiettivi specifici: piuttosto che puntare a vaghi cambiamenti nel comportamento, bisogna definire obiettivi chiari per diventare più estroversi. Ad esempio, fissarsi il proposito di avviare conversazioni con almeno una persona nuova ogni settimana, oppure di partecipare regolarmente a eventi collettivi.
  2. Esercitare le abilità sociali: iniziare brevi conversazioni coinvolgendo conoscenti o addirittura sconosciuti, come baristi o cassieri. Questa pratica aiuta a rafforzare la fiducia in se stessi e a far sì che, col tempo, le interazioni sociali più intense risultino meno scoraggianti.
  3. Iscriversi a gruppi o club: la partecipazione come organizzatore in associazioni o club locali legati ai propri interessi può fornire opportunità strutturate di socializzazione e al contempo migliorare le capacità di parlare in pubblico.
  4. Cogliere le opportunità: abituarsi a dire di sì agli inviti e agli eventi sociali, anche se inizialmente possono apparire scomodi e provocare imbarazzo. Questa esposizione permetterà di abituarsi ad interagire con gruppi di persone diverse.
  5. Concentrarsi sul linguaggio del corpo: adottare un linguaggio corporeo aperto, ovvero mantenere il contatto visivo, sorridere e usare i gesti, può far apparire una persona più avvicinabile e sicura di sé nei contesti sociali.
  6. Riflettere sulle esperienze: dopo aver partecipato a eventi collettivi o conversazioni, prendersi del tempo per riflettere su ciò che è andato bene e su ciò che potrebbe essere migliorato. Questa autovalutazione guiderà le interazioni future e aiuterà a rafforzare i comportamenti positivi.
  7. Accettare i tempi di inattività: bisogna riconoscere che il passaggio dall’introversione all’estroversione può essere faticoso; pertanto, è essenziale programmare dei momenti di inattività dopo gli impegni sociali per ricaricarsi energeticamente.

Attuando le strategie sopraelencate in modo coerente e metodico, le persone possono gradualmente spostare il loro comportamento verso uno stile di interazione più estroverso, pur rispettando la loro indole naturale più introversa.

7. Coscienziosità (irresponsabile —> assennato)

La coscienziosità è un tratto chiave della personalità che riflette la capacità di un individuo di essere responsabile, organizzato e orientato verso gli obiettivi. Comprende diverse sfaccettature, tra cui l’autocontrollo, l’operosità, la responsabilità e l’affidabilità. Si può considerare lo spettro della coscienziosità come un continuum in cui un’estremità rappresenta l’irresponsabilità e l’altra l’assennatezza.

Gli individui irresponsabili esibiscono comportamenti impulsivi e una mancanza di lungimiranza nei processi decisionali. Solitamente essi privilegiano la gratificazione immediata rispetto agli obiettivi a lungo termine, prediligendo scelte affrettate che possono avere conseguenze negative sia in ambito personale che professionale. Tale atteggiamento si manifesta spesso sotto forma di disorganizzazione, irresponsabilità e tendenza a trascurare dettagli o impegni importanti.

Al contrario, gli individui assennati dimostrano un’attenta considerazione delle loro azioni e decisioni. Sono abili nel soppesare i pro e i contro prima di agire, il che consente loro di fare scelte informate e in linea con i propri obiettivi a lungo termine. Le persone giudiziose sono in genere ben organizzate; pianificano in anticipo e rispettano i programmi, essendo consapevoli delle loro responsabilità nei confronti degli altri. La capacità di esercitare l’autodisciplina consente loro di resistere alle tentazioni che potrebbero far deragliare i loro progressi.

La mancanza di assennatezza a livello individuale, purtroppo, genera problemi e persino pericoli a livello collettivo; basti pensare a quanti incidenti stradali (e vite perse) si verificano ogni giorno a causa della disattenzione e dell’assenza di buon senso alla guida.

Il passaggio dall’irresponsabilità all’assennatezza implica lo sviluppo di abilità quali l’autoregolazione e il controllo degli impulsi. Promuovendo queste capacità, gli individui possono aumentare il loro livello di coscienziosità e migliorare la loro efficienza complessiva in vari aspetti della vita. Ad esempio:

  1. Definizione degli obiettivi: stabilire obiettivi chiari aiuta le persone a concentrarsi su ciò che vogliono raggiungere nel lungo periodo.
  2. Pianificazione: la creazione di piani strutturati consente una migliore gestione del tempo e la definizione delle priorità dei compiti.
  3. Processo decisionale riflessivo: prendersi del tempo per riflettere sui potenziali risultati prima di effettuare decisioni incoraggia un’azione ponderata piuttosto che un comportamento impulsivo.
  4. Responsabilità: il fatto di dover rendere conto a se stessi e agli altri degli impegni assunti rafforza il senso del dovere e della responsabilità non solo a livello individuale, ma anche a livello collettivo.

Lavorando consapevolmente su queste strategie, gli individui possono trasformare la propria indole avventata e precipitosa in una più saggia tendenza alla riflessione, arrivando a prediligere comportamenti più accorti ed equilibrati sia in ambito relazionale che lavorativo.

8. Sensibilità (insensibile —> empatico)

La sensibilità si riferisce alla capacità di percepire e rispondere a segnali emotivi, sociali e ambientali. Grazie ad essa, si acquisisce una consapevolezza dei sentimenti e dei bisogni altrui, consentendo interazioni empatiche. Al contrario, l’insensibilità denota una mancanza di apprezzamento o di rispetto per questi segnali, che si traduce, spesso e volentieri, in un comportamento scortese o sconsiderato.

Lo spettro della sensibilità

  1. Consapevolezza emotiva: la sensibilità consiste nel riconoscere le emozioni, sia le proprie che quelle degli altri. Ciò può manifestarsi come capacità di empatizzare con qualcuno che è turbato o di celebrarne la gioia. La consapevolezza emotiva permette di affrontare le situazioni sociali in modo più efficace.
  2. Reazione sociale: la sensibilità prevede anche la sintonia con le dinamiche collettive. In altre parole, comprendere il contesto delle interazioni e rispondere in modo appropriato. Per esempio, sapere quando offrire sostegno o quando lasciare spazio a qualcuno è un segno distintivo di una personalità sensibile.
  3. Considerazioni ambientali: oltre alle relazioni interpersonali, la sensibilità può estendersi alle questioni ambientali. Essere sensibili in questo contesto significa riconoscere l’impatto delle proprie azioni sull’ambiente e fare scelte in linea con la sostenibilità ecologica.

Il passaggio dall’essere insensibili al divenire empatici

La transizione dall’insensibilità alla sensibilità comporta diverse fasi:

  • Autoriflessione: è necessario innanzitutto impegnarsi nell’autoriflessione per riconoscere le proprie tendenze all’insensibilità. Questo comporta il riconoscimento di comportamenti passati che sono stati offensivi o sprezzanti.
  • Educazione e consapevolezza: imparare a conoscere l’intelligenza emotiva e gli indizi sociali può migliorare la propria sensibilità. Seminari, letture o terapie possono fornire preziose indicazioni sul modo in cui si interagisce con gli altri.
  • Esercitare l’empatia: praticare attivamente l’empatia mettendosi nei panni degli altri può favorire una maggiore sensibilità. Ciò significa imparare ad ascoltare gli altri in modo più attento e formulare domande che mostrino un interesse genuino verso le esperienze altrui.
  • Riscontro: la ricerca di un riscontro da parte di amici o colleghi circa il proprio comportamento può aiutare a identificare le aree da migliorare per quanto riguarda la sensibilità.

Lavorando consapevolmente sull’applicazione di queste strategie, gli individui possono adottare un approccio più sensibile nelle loro interazioni con gli altri e con il mondo circostante.

9. Tolleranza (accondiscendente —> severo)

La tolleranza, in senso lato, si riferisce alla capacità di accettare o sopportare opinioni, comportamenti o pratiche diverse. Viene spesso discussa nel contesto delle interazioni culturali, sociali e individuali. Lo spettro della tolleranza può essere visto come un continuum che va dall’accondiscendenza alla severità.

L’accondiscendenza: un approccio più permissivo

L’accondiscendenza è caratterizzata da un alto grado di accettazione e indulgenza verso comportamenti e credenze diversi dai propri. Le società o gli individui che presentano tali tratti tendono a dare priorità alla libertà personale e all’espressione di sé, anche a costo di danneggiare direttamente o indirettamente gli altri. Questo approccio favorisce un ambiente in cui le differenze vengono celebrate anziché soppresse. Per esempio, le culture tolleranti possono consentire un’ampia gamma di stili di vita, orientamenti sessuali e pratiche religiose senza imporre norme o regolamenti rigidi. Il rischio è di arrivare a giustificare qualsiasi tipo di comportamento o teoria, perdendo di vista i riferimenti morali ed etici.

Severità: una posizione più restrittiva

Al contrario, la severità rappresenta un approccio più rigido alla diversità. Implica l’applicazione di regole e norme che limitano determinati comportamenti o convinzioni ritenuti inaccettabili. Le società che tendono al rigore possono privilegiare il conformismo rispetto all’individualità, portando ad una minore accettazione della diversità. Ciò può manifestarsi in vari modi, per esempio attraverso leggi severe contro determinate pratiche, oppure attraverso pressioni sociali che scoraggiano la deviazione dagli standard prestabiliti. In questo caso il rischio è quello di limitare eccessivamente le libertà individuali, generando così un malcontento diffuso e una forte rabbia repressa.

L’equilibrio tra accondiscendenza e severità

L’equilibrio tra accondiscendenza e severità è fondamentale per promuovere la coesione sociale nel rispetto dell’autonomia individuale. Una società troppo indulgente potrebbe trovarsi ad affrontare sfide legate al relativismo morale o alla mancanza di responsabilità, mentre una eccessivamente rigida potrebbe portare all’oppressione e allo svilimento di alcuni dei suoi membri. Pertanto, trovare una via di mezzo in cui la tolleranza sia praticata in modo ponderato può promuovere l’armonia senza sacrificare i valori essenziali.

In conclusione, la tolleranza esiste in uno spettro che va dall’accondiscendenza alla severità, e ciascuna estremità rappresenta approcci diversi all’accettazione della diversità all’interno delle società. La comprensione di questa dinamica aiuta ad esplorare le complessità delle interazioni umane in ambienti che diventano sempre più multiculturali.

10. Creatività (convenzionale —> originale)

La creatività è un concetto sfaccettato che comprende la capacità di generare nuove idee, soluzioni o espressioni artistiche. Esiste uno spettro che va dalla convenzionalità all’originalità. La comprensione di tale continuum aiutare a chiarire come la creatività si manifesti nei vari contesti.

Convenzionalità

La persona convenzionale aderisce a norme, tradizioni e pratiche consolidate. Negli sforzi creativi di tipo artistico e letterario, così come nella risoluzione dei problemi, la convenzionalità comporta l’uso di tecniche famigliari o il seguire percorsi ben tracciati. Sebbene gli approcci convenzionali possano dare risultati affidabili e siano spesso più facili da comprendere e apprezzare per il pubblico, possono mancare della scintilla innovativa che contraddistingue il lavoro veramente creativo.

Originalità

All’estremo opposto c’è la persona originale, caratterizzata da idee uniche e approcci nuovi che sfidano i paradigmi esistenti. L’originalità richiede di pensare fuori dagli schemi e di uscire dai vincoli tradizionali. Questo aspetto della creatività è generalmente celebrato per il suo potenziale di ispirare cambiamenti e provocare riflessioni. I pensatori originali hanno la capacità di osare, dando vita a scoperte rivoluzionarie o a capolavori artistici che risuonano profondamente con le percezioni del pubblico.

Lo spettro della creatività

Il passaggio dalla convenzionalità all’originalità comporta un’interazione dinamica tra conoscenze consolidate e pensiero innovativo. Molti processi creativi iniziano con la comprensione dei metodi convenzionali e solo successivamente evolvono in espressioni originali. Per esempio, molti artisti studiano le tecniche classiche prima di sviluppare il loro stile unico. Allo stesso modo, gli scienziati possono poggiarsi su teorie consolidate come base per ricerche innovative.

In termini pratici, promuovere la creatività significa incoraggiare le persone a esplorare entrambi gli estremi di questo spettro, apprezzando il valore dei metodi convenzionali e alimentando al contempo il coraggio di perseguire idee originali. I sistemi educativi e i luoghi di lavoro riconoscono sempre di più la necessità di creare ambienti in cui la sperimentazione sia incoraggiata, permettendo agli individui di esplorare questi due poli in modo efficace.

In definitiva, la creatività prospera quando c’è un equilibrio tra il rispetto della tradizione e l’innovazione. Comprendendo questo continuum che va dalla convenzionalità all’originalità, possiamo apprezzare meglio le diverse forme che la creatività assume nei vari campi.

11. Accortezza (ingenuo —> avveduto)

L’accortezza si riferisce alla qualità di essere saggi o di avere buon giudizio. Include la capacità di prendere decisioni valide sulla base di conoscenze, esperienze e intuizioni. Questa caratteristica viene spesso contrapposta all’ingenuità, la quale implica una mancanza di esperienza o di sofisticatezza nella comprensione di situazioni complesse. Mentre l’ingenuo può incorrere in errori innocenti o valutazioni superficiali, l’avveduto ha un approccio più raffinato nei confronti del processo decisionale.

La transizione dall’ingenuità all’avvedutezza

Questo viaggio comporta diverse tappe fondamentali:

  1. Consapevolezza dei limiti: il primo passo consiste nel riconoscere i propri limiti di conoscenza e di esperienza. Un individuo ingenuo può non cogliere appieno la complessità di una situazione, mentre una persona avveduta riconosce queste lacune e cerca di colmarle.
  2. Imparare dall’esperienza: l’acquisizione della saggezza avviene di solito attraverso le esperienze, sia di successo che fallimentari. Una persona ingenua potrebbe trascurare le lezioni offerte dagli errori del passato, mentre un individuo accorto riflette su tali esperienze per prendere decisioni future migliori.
  3. Pensiero critico: lo sviluppo del pensiero critico è essenziale per muoversi verso l’accortezza. Questo comporta l’analisi obiettiva delle informazioni, la messa in discussione delle ipotesi e la considerazione di più prospettive prima di giungere a conclusioni.
  4. Intelligenza emotiva: comprendere le emozioni, proprie e altrui, è fondamentale per prendere decisioni sagge. Gli individui accorti possiedono spesso un’elevata intelligenza emotiva, che consente loro di giostrarsi efficacemente nelle dinamiche sociali.
  5. Pianificazione strategica: l’avvedutezza comprende inoltre la capacità di pianificare strategicamente il futuro. Ciò significa anticipare le potenziali sfide e opportunità, nonché elaborare piani attuabili che tengano conto dei risultati nel breve e lungo periodo.

In sintesi, l’avvedutezza rappresenta una forma matura di comprensione che contrasta nettamente con l’ingenuità. Incarna una prospettiva evoluta caratterizzata dalla saggezza acquisita attraverso l’esperienza, l’analisi critica, la consapevolezza emotiva e la lungimiranza strategica.

12. Sicurezza (insicuro —> sicuro di sé)

La sicurezza di sé è un aspetto cruciale dello sviluppo personale che influenza significativamente la capacità di un individuo di affrontare le sfide della vita e di perseguire gli obiettivi in modo proficuo. Può essere intesa come la fiducia nelle proprie abilità, qualità e capacità di giudizio. Al contrario, l’insicurezza si manifesta generalmente con dubbi sulle proprie capacità, paura di fallire e mancanza di fiducia in se stessi.

Capire l’insicurezza

Essa deriva in genere da vari fattori, come esperienze passate, pressioni della società o percezioni negative di sé. Gli insicuri possono sentirsi inadeguati quando si confrontano con gli altri o di fronte alle critiche. Questo stato d’animo provoca comportamenti di evitamento, in cui gli individui rifuggono dalle opportunità che potrebbero favorire la crescita o il successo per paura di non essere all’altezza.

Il percorso dall’insicurezza alla sicurezza di sé

  1. Consapevolezza di sé: il primo passo verso l’autostima consiste nello sviluppo della consapevolezza di sé. Ciò comporta il riconoscimento dei propri punti di forza e di debolezza senza divenire eccessivamente critici. Comprendendo in cosa si eccelle e in cosa bisogna migliorare, si può creare una visione più equilibrata di se stessi.
  2. Stabilire obiettivi raggiungibili: fissare obiettivi semplici e raggiungibili può aiutare, nel corso del tempo, a creare maggiore fiducia in se stessi. Ogni traguardo raggiunto rafforza l’affidamento sulle proprie capacità e incoraggia ulteriori sforzi. Celebrare queste piccole vittorie è essenziale per mantenere alta la motivazione.
  3. Parlare di sé in modo positivo: sfidare i pensieri negativi è necessario per superare l’insicurezza. Sostituire i pensieri autocritici con affermazioni e dichiarazioni positive su se stessi può spostare gradualmente la propria mentalità verso una visione più fiduciosa.
  4. Cercare supporto: circondarsi di amici, mentori o professionisti di supporto può fornire incoraggiamento e stimoli costruttivi. Impegnarsi con altre persone che sollevano questioni piuttosto che criticare incoraggia un ambiente favorevole all’acquisizione di fiducia.
  5. Accettare i fallimenti: comprendere che il fallimento è una parte naturale della crescita aiuta a mitigare la paura ad esso associata. Considerare le battute d’arresto come opportunità di apprendimento piuttosto che come riflessi del proprio valore permette agli individui di accettare più facilmente i rischi necessari per lo sviluppo personale.
  6. Pratica ed esperienza: acquisire esperienza attraverso la pratica in varie aree, che si tratti di parlare in pubblico, di interazioni sociali o di compiti professionali, può migliorare significativamente la sicurezza in se stessi. Più si acquisisce familiarità con le situazioni che inducono ansia o insicurezza, più ci si sentirà a proprio agio nel tempo.
  7. Mindfulness e gestione dello stress: tecniche come la meditazione mindfulness aiutano a ridurre i livelli di ansia associati all’insicurezza, promuovendo un senso di calma e presenza nel momento.

Impegnandosi attivamente in queste fasi, gli individui possono passare da sentimenti di insicurezza a un solido senso di fiducia in se stessi che li autorizza ad affrontare le sfide a testa alta e a perseguire le proprie aspirazioni senza inutili paure o esitazioni.

13. Autonomia (obbediente —> autodeterminato)

L’autonomia si riferisce alla capacità di un individuo di fare le proprie scelte e di governarsi da solo, libero da controlli o influenze esterne. Questo concetto viene spesso contrapposto all’obbedienza, nella quale gli individui si conformano alle direttive o alle regole imposte da figure autoritarie. Il passaggio dall’obbedienza all’autodeterminazione è un aspetto critico dello sviluppo personale e del benessere psicologico.

Comprendere l’autonomia

La persona autodeterminata è capace di agire in conformità con i propri valori, convinzioni e desideri. Riconosce il proprio potere personale e si assume la responsabilità delle proprie decisioni. In molti contesti, ad esempio quello dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria e delle relazioni personali, favorire l’autonomia induce un senso di maggiore soddisfazione e appagamento.

Il ruolo dell’obbedienza

L’obbedienza svolge un ruolo significativo nelle strutture e nelle norme sociali. Diviene essenziale per mantenere l’ordine e garantire la sicurezza all’interno delle comunità. Tuttavia, un atteggiamento eccessivamente obbediente può soffocare la creatività individuale e il pensiero critico. Quando gli individui sono condizionati a obbedire senza fare domande, possono incontrare difficoltà nell’affermare le proprie preferenze e nello sfidare le ingiustizie.

Transizione verso l’autodeterminazione

L’autodeterminazione rappresenta un livello superiore di autonomia in cui gli individui non solo fanno delle scelte, ma comprendono anche le implicazioni di tali scelte. Questo percorso è caratterizzato da diverse componenti chiave:

  1. Consapevolezza: gli individui devono innanzitutto prendere coscienza dei propri bisogni e desideri.
  2. Responsabilizzazione: essi hanno bisogno di acquisire fiducia in se stessi e di competenze specifiche per perseguire i loro obiettivi in maniera indipendente.
  3. Sistemi di supporto: un ambiente favorevole che incoraggi l’esplorazione e l’assunzione di rischi è basilare per lo sviluppo dell’autodeterminazione.

Quando le persone abbandonano l’obbedienza per passare all’autodeterminazione, non di rado sperimentano un incremento della motivazione, della resilienza e della soddisfazione generale. Questo viaggio è fondamentale per la crescita personale e contribuisce positivamente alla società promuovendo prospettive diverse e soluzioni innovative.

In sintesi, il passaggio dall’obbedienza all’autodeterminazione evidenzia l’importanza dell’autonomia nello sviluppo umano. Incoraggiare gli individui a ricercare una propria autonomia rende la collettività più impegnata, responsabile e soddisfatta.

14. Spiritualità (materialista —> spirituale)

Il passaggio dal materialismo alla spiritualità rappresenta un profondo cambiamento della propria prospettiva e dei propri valori di riferimento. Il materialista è caratterizzato da un forte interesse verso i beni fisici, la ricchezza e il successo concreto. Egli attribuisce grande importanza agli oggetti ed equipara la felicità al numero/quantità di beni posseduti. Tale visione del mondo rischia di generare un senso di vuoto e di insoddisfazione, poiché il materialista può, ad un certo punto, rendersi conto che la ricchezza materiale non soddisfa i suoi bisogni emotivi e spirituali più profondi.

Al contrario, la persona spirituale possiede una comprensione più ampia dell’esistenza che trascende la mera realtà fisica. Ella esplora la propria interiorità, ricerca un significato che vada al di là del possesso di beni materiali e avverte il bisogno di connettersi con qualcosa di più grande, sia esso la natura, l’umanità nel suo complesso oppure una fonte superiore. La ricerca spirituale comporta introspezione, consapevolezza e un continuo processo di crescita personale.

Il passaggio dal materialismo alla spiritualità può essere visto come una risposta ai limiti di una visione del mondo puramente consumistica. Quando le persone sperimentano i drammi della vita, come il lutto, la depressione o la sofferenza fisica, hanno al contempo la possibilità di mettere in discussione il valore del successo materiale e di iniziare a cercare un senso più profondo alla propria esistenza. Tale processo di evoluzione spirituale può manifestarsi in vari modi, fra i quali la pratica della meditazione, dello yoga, del porsi a servizio della comunità e più in generale del mettere in discussione le abitudini e le credenze date per scontate fino a quel momento.

Questo cambiamento può essere influenzato anche dai fattori culturali che promuovono un maggiore riconoscimento della salute mentale e del benessere. Molti individui si stanno orientando verso approcci olistici che integrano mente, corpo e spirito piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul successo economico o sui risultati misurabili.

In definitiva, la transizione in oggetto è sinonimo di un’indagine più profonda circa il significato stesso della vita, e si configura come una ricerca di autenticità e di connessione che va ben oltre ciò che può essere posseduto o definito in termini economici. Ricercare la spiritualità permette agli individui di coltivare la pace interiore e la resilienza, favorendo al tempo stesso relazioni basate sull’amore e sulla compassione piuttosto che sulla competizione e sull’interesse egoistico.

15. Ironia (serioso —> puerile)

L’ironia è un potente espediente letterario e retorico che permette di convogliare un significato alternativo rispetto a quello immediato. Essa mette spesso in evidenza la disparità tra aspettative e realtà, consentendo di approfondire determinate questioni attraverso punti di vista non convenzionali. La funzione dell’ironia può essere seria, ossia fungere da critica più o meno velata rispetto ad un concetto o ad una norma. In letteratura, ad esempio, molti autori si avvalgono dell’ironia e del sarcasmo per denunciare le assurdità della società attraverso racconti satirici.

Tuttavia, l’ironia può anche scivolare nell’infantilismo e nella superficialità quando viene impiegata senza profondità o senza una reale comprensione dell’argomento oggetto di discussione. Quando ci si affida ad affermazioni ironiche solo per apparire brillanti o divertenti, si rischia di svilire un concetto complesso svuotandolo del suo significato originario. Questa forma di sarcasmo può dunque risultare frivola o insincera. Ad esempio, l’utilizzo dell’umorismo in discussioni serie può minare la gravità dell’argomento, arrivando persino a generare fraintendimenti o generalizzazioni percepite come offensive.

Inoltre, quando l’ironia diventa una risposta abituale piuttosto che uno strumento di riflessione, finisce per alimentare una cultura del cinismo in cui le emozioni genuine vengono svilite in favore di commenti distaccati e superficiali. Il passaggio dalla seriosità alla puerilità rischia di allontanare il pubblico e di diluire l’impatto del messaggio trasmesso.

In sintesi, se da un lato l’ironia ha il potenziale di arricchire la comunicazione rivelando verità più profonde e promuovendo il pensiero critico, dall’altro il suo uso improprio può portare ad una mancanza di serietà che sconfina nell’infantilismo. Trovare un equilibrio è essenziale affinché l’ironia mantenga la sua efficacia come mezzo di espressione.

16. Egoismo (egocentrico —> altruista)

Il termine “egoismo” si riferisce a una tendenza comportamentale in cui l’individuo dà priorità ai propri bisogni, desideri e interessi rispetto a quelli degli altri. Questo approccio spesso si manifesta attraverso azioni che vanno a vantaggio di se stessi a scapito della collettività, producendo una mancanza di empatia e di considerazione per i sentimenti e le circostanze personali degli altri. In netto contrasto, gli individui altruisti mostrano un forte interessamento verso il benessere e la salute altrui. Essi sono disposti a fare sacrifici o a sostenere costi personali al fine di aiutare gli altri, riflettendo un profondo senso di empatia e responsabilità sociale.

D’altro canto, gli individui egocentrici si concentrano principalmente sul guadagno e sull’avanzamento personale. La loro visione del mondo è spesso limitata alle proprie esperienze e ai propri bisogni soggettivi, il che li spinge a prendere decisioni che non tengono conto del loro impatto più ampio sulla società e sulle relazioni interpersonali. L’egocentrismo ostacola la collaborazione e il sostegno reciproco in vari contesti.

Questi tratti caratteriali, ovvero altruismo, egoismo ed egocentrismo, danno origine a profili di personalità distinti che influenzano in modo significativo il comportamento in diversi ambiti. Per esempio, nelle relazioni personali gli individui egoisti possono avere difficoltà a creare legami profondi a causa della loro incapacità di empatizzare con i bisogni degli altri. In ambito professionale tali comportamenti influiscono sul lavoro di squadra e sulla collaborazione; i dipendenti egocentrici tendono a dare priorità al proprio successo personale rispetto agli obiettivi collettivi, minando potenzialmente le dinamiche di gruppo.

Risvolti Spirituali

Ecco alcune considerazioni incentrate sulla dimensione spirituale della personalità umana. Non vengono illustrate tutte le possibili combinazioni, ma solo le tendenze generali e i casi più comuni.

Tratti Maschili:
Razionalità, Sicurezza, Ironia, Perfezionismo

Tratti Femminili:
Emotività, Sensibilità, Tolleranza, Creatività

Tratti Equilibranti:
Spiritualità, Autonomia, Coscienziosità, Accortezza

Tratti Squilibranti:
Egoismo, Socievolezza, Vivacità, Estroversione

Percentuali elevate nei tratti maschili
Dal punto di vista spirituale, un punteggio elevato nei tratti maschili e un punteggio medio-basso nei tratti femminili indicano una personalità orientata all’ordine e alla disciplina, ma anche verso una visione dualistica dell’esistenza; un eccesso di tali tratti può provocare ossessioni, manie di controllo, mancanza di compassione e, su scala più ampia, la guerra.

Percentuali elevate nei tratti femminili
Un punteggio elevato nei tratti femminili e un punteggio medio-basso in quelli maschili denotano una personalità orientata verso il mantenimento di buone relazioni sociali e verso l’accettazione di compromessi quando necessario; un eccesso di questi ultimi può portare alla perdita di riferimenti etici e morali, all’accettazione passiva e infine all’anarchia.

Percentuali elevate nei tratti equilibranti
I tratti equilibranti sono quelli più strettamente legati alla sfera spirituale; riflettono il livello di maturità interiore e di consapevolezza generale dell’individuo. Percentuali elevate in 3 o 4 di questi tratti segnalano che le potenziali tendenze maschili o femminili sono controbilanciate da un livello di autoconsapevolezza superiore alla media, rendendo così la persona meno suscettibile ai rischi associati alla predominanza di una componente sull’altra.

Percentuali elevate nei tratti squilibranti
I tratti squilibranti, invece, rafforzano le tendenze maschili o femminili. Percentuali elevate in 3 o 4 di questi tratti denotano che l’attenzione dell’individuo è orientata verso l’esterno; questo di solito significa che la persona ha una scarsa consapevolezza delle proprie inclinazioni caratteriali e pertanto le proietta inconsapevolmente sugli altri. Il rischio è che le risposte del mondo esterno vadano ad amplificare le tendenze maschili o femminili dell’individuo.

Percentuali elevate sia nei tratti equilibranti che in quelli squilibranti
È anche possibile, in alcuni rari casi, che qualcuno ottenga percentuali elevate sia nei tratti equilibranti che in quelli squilibranti. Ciò può avere diverse spiegazioni. In primo luogo, può derivare dall’aver risposto in maniera frettolosa e poco attenta alle domande. Se questo è il tuo caso, ti invitiamo a ripetere il test leggendo con più attenzione le domande e le relative risposte. La seconda possibilità è che il carattere dell’individuo sia ancora in evoluzione, magari a causa della sua giovane età. L’ultima è che l’individuo sta vivendo un momento di disagio emotivo e di incertezza. La personalità umana, infatti, non è del tutto coerente nel tempo: traumi dovuti a eventi destabilizzanti possono alterarla temporaneamente o addirittura in modo permanente.

Alto o basso livello di energia psichica
Modesto, Intermedio, Notevole, Straordinario, Estremo
Tale indicatore rivela in sostanza l’intensità dei pensieri e delle convinzioni di una persona. A seconda dei tratti con percentuali più elevate, il livello di energia psichica può fungere da amplificatore. Da una prospettiva più spirituale, i livelli Straordinario ed Estremo riflettono il bisogno di possedere idee e convinzioni definitive; i livelli Intermedio e Notevole suggeriscono un’apertura verso il dubbio, mentre il livello Modesto denota una mancanza di fiducia nelle proprie opinioni.

 

Il Grande Test della Personalità: analisi dei risultati

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La fretta è cattiva consigliera
Anche nel Grande Test della Personalità è essenziale restare concentrati e mantenere una mente aperta. Per fornire risposte accurate è necessario prima di tutto leggere attentamente domande e risposte, e successivamente prendersi qualche istante per valutare l’opzione più appropriata. È importante notare che non ci sono risposte corrette o sbagliate; piuttosto, le risposte riflettono il punto di vista e il modo di essere unici di un individuo. La scelta dovrebbe essere fatta sulla base dell’opzione che si percepisce più in linea con le proprie tendenze cognitive e comportamentali.

Come sono e come vorrei essere
La premessa iniziale relativa all’attenzione e all’apertura mentale ci porta alla seconda questione, la quale riguarda il persistente conflitto fra la propria natura intrinseca e le proprie aspirazioni. Cosa motiva tale conflitto? La risposta è al tempo stesso diretta e sfumata. Si potrebbe pensare che la colpa sia della società, che presenta modelli di perfezione irraggiungibili e malsani. Tuttavia, esaminando la questione più attentamente, risulta chiaro che gli esseri umani, per loro stessa natura, tendono a conformarsi alla maggioranza. Di conseguenza, emerge una discrepanza tra le esperienze emotive e percettive autentiche di un individuo e la spinta ad allinearsi con le norme sociali (o, più specificamente, con gli atteggiamenti prevalenti della maggioranza).

Realtà versus Virtualità
Per esempio, in risposta alle domande circa il tratto caratteriale della coscienziosità, una percentuale significativa di utenti fornisce riscontri esemplari, mostrando un profondo senso di responsabilità e consapevolezza nelle proprie azioni. Poi, uscendo di casa, ci si accorge che la maggior parte degli automobilisti non rispetta i limiti di velocità, si distrae utilizzando gli smartphone in prossimità di pedoni e ciclisti, mostra impazienza per questioni banali e agisce in maniera spesso negligente e potenzialmente pericolosa per sé e per gli altri. Tale dicotomia origina dal fatto che, nel mondo reale, gli individui non sono in grado di mantenere una facciata di buonsenso e civiltà costante nel tempo; il loro vero IO, ad un certo punto, viene inevitabilmente a galla. Al contrario, quando sono soli davanti a uno schermo, sono in grado di assumere più facilmente una personalità diversa e più accettabile socialmente.

Se ritieni di rientrare nei criteri di questa definizione, non ti devi preoccupare. Prendi semplicemente nota di questo fatto e, quando sarai pronto/a, rifai il test tenendo presente questa nuova consapevolezza. Riscontrerai senza dubbio un miglioramento significativo dei tuoi risultati.

Veniamo ora all’interpretazione dei risultati
Si presume che il lettore abbia esaminato attentamente le domande e le risposte, che abbia fatto una scelta onesta e che la sua età biologica sia uguale o superiore a 10 anni. Nel caso in cui il lettore abbia meno di 10 anni, si consiglia di ripetere il questionario con l’assistenza di un genitore o di un tutore che possa chiarire eventuali aspetti poco chiari.

Cos’è il livello di energia psichica?
Si tratta di un indicatore del proprio livello di dinamismo e vigore mentale. Può anche avere ripercussioni sulla disposizione verso l’attività fisica.
Un basso livello di energia psichica suggerisce una mancanza di iniziativa e una tendenza ad affidarsi alle impressioni iniziali. Questo modus operandi potrebbe essere considerato come una sorta di meccanismo di risparmio energetico psicofisico, e normalmente si accoppia ad una bassa percentuale di vivacità.
Un livello intermedio di energia psichica descrive una mente che è pronta quando serve, che non si tira indietro quando c’è qualcosa da elaborare, ma che ama anche rilassarsi di tanto in tanto.
Un elevato livello di energia psichica indica una mentalità dinamica e proattiva, caratterizzata da un alto livello di attività, motivazione e resilienza. Di solito va di pari passo con un’elevata percentuale di vivacità, infatti le persone che ottengono un punteggio di questo tipo sono tipicamente spinte ad agire e poco propense a rilassarsi o a “staccare la spina”.
Il livello di vigore mentale influisce anche sul corpo. Chi è mentalmente pigro ricerca il comfort, mentre chi possiede un alto livello di energia mentale è più propenso ad accettare la fatica fisica.

La descrizione della personalità
L’enunciazione della personalità è diversa per ogni persona e viene personalizzata in base alle risposte fornite. Essa prevede un’analisi approfondita dei 16 tratti fondamentali della personalità, tra cui socievolezza, razionalità, emotività, perfezionismo, vivacità, estroversione, coscienziosità, sensibilità, tolleranza, creatività, accortezza, sicurezza, autonomia, spiritualità, ironia ed egoismo.

Il software genera una o due frasi per ogni tratto caratteriale selezionandole fra 80 opzioni potenziali, producendo infine una descrizione meticolosa e su misura. I tratti di personalità presi in esame hanno tutti quanti la stessa importanza, facendo sì che nessuno di essi domini sugli altri o li metta in secondo piano.

Descrizione poco calzante: cosa fare?
Il Grande Test della Personalità si propone di ottenere un’accuratezza ottimale al secondo e terzo tentativo. Pertanto, si consiglia vivamente di eseguire il test almeno due volte. Se il risultato del primo tentativo è soddisfacente, si può concludere la prova. Se si ritiene che la descrizione di alcuni tratti non rifletta fedelmente le proprie caratteristiche, si rende necessario ripetere il questionario. Ad ogni nuovo tentativo verranno poste alcune domande differenti; così facendo il software otterrà maggiori informazioni sui tratti non ancora del tutto chiari, consegnando successivamente un risultato più preciso.