Test della Consapevolezza: approfondimento sulle domande e sulle risposte

Qui troverai la spiegazione di ciascun quesito in chiave psicologica e spirituale. Se non hai ancora svolto il test, ma hai intenzione di farlo, ti suggeriamo di rimandare la lettura di questo articolo fino a quando non l’avrai portato a termine, altrimenti le tue risposte potrebbero risultare meno spontanee.

TEST DELLA CONSAPEVOLEZZA

BUONSENSO E SENSO COMUNE

Il personale rapporto con il modo di pensare prevalente, con le credenze consolidate e con tutto ciò che viene assorbito passivamente nel corso della vita e raramente messo in discussione. Abbiamo la tendenza ad accettare il mondo così com’è, e la nostra accettazione dipende dal tempo e dal luogo in cui ci troviamo a vivere. Si rendono necessari dei riferimenti morali, altrimenti finiamo per muoverci come bandiere esposte al vento.

1 – Riguardo ai vizi, quale è il tuo pensiero?

Dal punto di vista psicologico i vizi rappresentano dei vuoti interiori e delle mancanze di qualche tipo, ad esempio affettive, che l’individuo cerca di colmare attraverso l’attaccamento ai piaceri effimeri generati dalle sigarette, dagli alcolici e così via. Da una prospettiva spirituale, invece, i vizi altro non sono che illusioni sensoriali. Infatti, ciò che piace a qualcuno può risultare sgradevole a qualcun altro. Stessa esperienza, diversa interpretazione. Una coscienza evoluta distingue ciò che è illusorio da ciò che è reale, pertanto è improbabile che sviluppi una dipendenza sensoriale.

2 – Trovi una cospicua somma di denaro per terra, sufficiente per poterti comprare quella cosa di cui hai bisogno. Il tuo primo pensiero?

Il rapporto di una persona con il denaro è estremamente indicativo del suo livello di coscienza. Chi si mostra molto attaccato alla ricchezza materiale non si rende conto che la vita è effimera e che tutti, miliardari compresi, un giorno finiranno sotto terra e non potranno portarsi appresso i beni accumulati durante la vita terrena. Il denaro è l’illusione più grande e potente prodotta da questo mondo. Insomma, l’attaccamento al denaro è un misuratore diretto della sensibilità spirituale: maggiore è l’attaccamento, minore è la potenza dello spirito; e viceversa. Il mondo in cui viviamo ci obbliga ad utilizzare il denaro e farne a meno è praticamente impossibile. In termini di consapevolezza, esso andrebbe considerato come un male temporaneamente necessario, mentre in termini concreti andrebbe utilizzato il meno possibile in maniera tale da ridimensionarne l’importanza sociale.

3 – Giudicare le persone è giusto o sbagliato?

A livello ideale, la persona spiritualmente consapevole osserva le cose del mondo con un certo distacco emotivo, perciò non si sente toccata personalmente da ciò che le accade attorno. Tuttavia il confine tra distacco consapevole e menefreghismo è piuttosto sottile e bisogna fare attenzione a non confondere le due cose. Il menefreghista non si sente toccato poiché pensa egoisticamente soltanto al suo piccolo giardino, perdendo naturalmente di vista il quadro generale. Quando qualcuno cerca di invadere il suo piccolo orticello, il menefreghista si arrabbia molto. Il consapevole si lascia scivolare addosso le volgarità del mondo perché è concentrato sulla visione d’insieme dell’esistenza, della quale la vita terrena rappresenta soltanto una piccola parte.

Pertanto non si tratta di giusto o sbagliato, poiché tali nozioni sono ereditate dal mondo e, proprio per questo motivo, del tutto illusorie. Sentire il bisogno di giudicare significa riconoscere nell’altra persona una parte di noi stessi che non comprendiamo o accettiamo. In realtà, la parte che vogliamo allontanare da noi è proprio quella a cui dovremmo prestare attenzione per comprendere meglio noi stessi.

4 – Quando 99 persone su 100 si trovano d’accordo su una determinata questione, significa che:

Significa semplicemente che 99 persone hanno accettato la stessa interpretazione della realtà, molto probabilmente senza mai averci riflettuto sopra intensamente. Al tempo stesso, l’unica persona in disaccordo potrebbe aver notato qualcosa che a tutti gli altri è sfuggito, oppure aver sviluppato una teoria ancora più assurda di quella maggioritaria. Dal momento che la realtà esteriore è fondamentalmente una proiezione del nostro mondo interiore, e che i concetti di giusto e sbagliato sono altrettanto figli del tempo e del luogo in cui nasciamo e cresciamo, non possiamo trarre alcuna conclusione definitiva in termini di consapevolezza.

5 – Che differenza c’è fra BUONSENSO e SENSO COMUNE?

Il senso comune è generalizzato e si presenta come un fenomeno di massa tipico di una data società. Il buonsenso fa invece riferimento a parametri più soggettivi e quindi è maggiormente legato alla coscienza individuale. Comunque sia, in termini coscienziali non esistono né buonsenso, né senso comune, in quanto entrambi traggono origine dalle logiche della società in cui una persona si ritrova a vivere. La coscienza non ha radici nel mondo, non ha colore politico né nazionalità, non è buona e nemmeno cattiva. Tutti questi concetti sono prodotti dalla mente e dalla dualità che sottende al suo funzionamento.

6 – Cosa pensi della legge?

In termini di consapevolezza, il fatto di avere bisogno di tante leggi, significa che l’umanità è ancora molto immatura. Potremmo vederla come un bambino che necessita costantemente della guida dei propri genitori, poiché se lasciato solo per troppo tempo finisce per cacciarsi nei guai. L’umanità bambina non cresce, anzi, più passa il tempo e più aumenta il bisogno di leggi che stabiliscano cosa si può fare e cosa no. Inoltre, la storia tende a ripetersi continuamente. Un individuo maturo spiritualmente non ragiona più in termini di giusto e sbagliato in quanto ha trasceso in buona parte la dualità, pertanto vede le leggi umane come un ostacolo allo sviluppo della coscienza individuale piuttosto che come un ausilio.

 

ISTINTUALITÀ ED AUTOCONTROLLO

La capacità di fermarsi a riflettere, di inibire le risposte impulsive di fronte a una situazione che richiede autocontrollo e razionalità. Anche se agire d’istinto può offrire un vantaggio temporaneo in alcune circostanze, potrebbe non essere una strategia sostenibile nel lungo periodo. Una mentalità più riflessiva è invece fondamentale per acquisire un livello di consapevolezza più elevato.

7 – Al termine di questo test non riceverai alcun risultato e ti renderai conto di essere stato/a ingannato/a: cosa pensi in questo momento?

Questa è una sorta di domanda di controllo per sondare il livello di autocontrollo e sincerità dell’utente. Chi, fino a questo punto, ha fornito risposte di tipo coscienziale, dovrebbe dunque restare sereno e accettare la possibilità di essere stato preso in giro. Chi invece ha fornito risposte di stampo impulsivo e meccanico, dovrebbe manifestare irritazione.

8 – Cosa distingue gli esseri umani dagli animali?

Non perdiamo di vista la base concettuale del test: misurare il livello di coscienza e consapevolezza. Analizzando lucidamente la realtà, e senza farsi trasportare dai luoghi comuni o dall’emotività, risulta che l’unica vera differenza che intercorre fra gli animali e gli esseri umani è, per l’appunto, la coscienza. Da questa differenza fondamentale prendono vita tutte le altre. L’animale non sa di essere nato e non sa che morirà, l’essere umano sì. Da qui nasce l’uso distorto della razionalità, utilizzata nella maggior parte dei casi per trovare giustificazioni al fatto che la vita puramente biologica non abbia alcun senso. Tutto questo per non accettare una semplice verità: senza la componente spirituale, l’esistenza si riduce a mera sopravvivenza, proprio come accade per gli animali.

9 – I soldi rendono felici. Cosa ne pensi?

Questa domanda all’apparenza scontata, in realtà non lo è affatto. Il denaro, in termini simbolici, rappresenta la nostra energia. Dal momento che il mondo esteriore è un riflesso di quello interiore, chi desidera possedere più denaro, manca di energia interiore. Chi invece resta indifferente rispetto alla quantità di denaro posseduta, manifesta un maggiore equilibrio interiore, e quindi spirituale. I soldi fanno dunque leva sui nostri istinti più bassi, sull’avidità, sulla competizione e sul voler rendere ogni cosa – e persona – misurabile. La società umana non farà mai alcun progresso spirituale finché percepirà il bisogno di utilizzare il denaro. Dal punto di vista coscienziale, si dovrebbe lavorare nella direzione di limitarne al massimo l’utilizzo, privilegiando la collaborazione, la solidarietà, l’aiuto disinteressato, il baratto e così via. Essendo la realtà esteriore una riflesso di quella interiore, se la maggior parte della gente riducesse la propria dipendenza psicologica dal denaro, automaticamente la società diverrebbe meno superficiale, competitiva e iniqua.

10 – Ti viene riferito che una persona ha fatto un commento stupido e ignorante sul tuo conto, dimostrando allo stesso tempo di non conoscerti affatto. Come reagisci?

Il mondo esteriore è una proiezione del nostro mondo interiore, pertanto, se diamo importanza a ciò che gli altri pensano di noi, manifestiamo un vuoto interiore che chiede di essere riempito. Dimostriamo di essere ancora in cerca di risposte all’esterno, negli altri, nel fare, nel mondo. Le risposte vanno invece ricercate interiormente. Inoltre, dando importanza ai giudizi degli altri, non si farà altro che alimentare il proprio senso di insicurezza, quando invece sarebbe più sano cercare di sviluppare una propria integrità interiore e accettare il fatto che non si può piacere a tutti.

 

MATERIALISMO E CONSUMISMO

La capacità di distinguere tra i bisogni autentici e i desideri instillati dalla pubblicità, nonché dalle tendenze materialistiche di una società consumistica, è indispensabile per sviluppare una coscienza più profonda. Ciò comporta non solo il riconoscimento del valore intrinseco delle cose, ma anche il sapersene distaccare quando esse diventano un ostacolo alla crescita personale.

11 – <<Le cose che possiedi alla fine ti possiedono>>. Questa citazione proviene dal film intitolato Fight Club. A cosa ti fa pensare?

Il film in questione mostra il rammollimento morale dell’essere umano abituato a vivere nel comfort e nella comodità. Il protagonista del film crede inizialmente di poter trovare la felicità acquistando tutti gli oggetti belli e desiderabili che la pubblicità gli impone di possedere. Poi, ad un certo punto, sviluppa una sorta di alter ego che lo spinge nella direzione opposta, portandolo a privarsi delle cose materiali, nonché a ricercare il dolore e la sofferenza per potersi sentire finalmente vivo. È a questo punto che egli realizza la consapevolezza che gli oggetti (e il denaro) sono illusioni, e che noi in realtà non possediamo nulla che non sia già dentro di noi.

12 – A tuo parere, la pubblicità è davvero necessaria?

La pubblicità, come il denaro, non fa altro che sollecitare le pulsioni più primitive dell’essere umano. Essa crea bisogni indotti, ossia delle necessità che non esisterebbero se non fosse la pubblicità stessa a crearle. La pubblicità genera vuoto interiore, poi ti dice come colmarlo. Le cose veramente importanti e necessarie non richiedono di essere pubblicizzate, ci avevi mai pensato? Per caso, smetteresti di mangiare se non vedessi più le pubblicità del cibo? Se invece abolissero le pubblicità delle automobili e dei farmaci, pensi che la gente continuerebbe ad essere così dipendente da questi prodotti?

13 – L’idea di lasciare avanzi di cibo nel piatto per poi gettarli via (sia a casa propria che al ristorante), che sensazione ti provoca?

In prospettiva spirituale lo spreco non esiste, nel senso che ogni cosa ha un suo senso e un suo posto all’interno di un quadro più grande. Sprecare vuol dunque dire che non si sta facendo buon uso delle risorse che abbiamo a disposizione, non comprendendo il loro significato e il loro ruolo nel complesso mosaico dell’esistenza. Chi acquista più del necessario, per poi non sapere che farsene, dimostra di ragionare ancora in termini prettamente materiali, privilegiando l’Avere rispetto all’Essere. Ora prova invece ad immaginare quel cibo sprecato come un pezzo di te, essendo ogni cosa dell’universo collegata a tutte le altre. Getteresti mai nei rifiuti un pezzo del tuo stesso corpo?

Perdipiù, dal punto di vista strettamente psicologico, l’individuo che spreca lascia trasparire una scarsa conoscenza di se stesso e dei propri limiti. La moderazione è da sempre considerata una virtù poiché presuppone un controllo attivo sui propri istinti e sulle proprie pulsioni.

14 – Potendo creare un mondo ideale, cosa aumenteresti e cosa diminuiresti?

La persona più superficiale e più coinvolta nelle logiche contorte del mondo risponderà che c’è bisogno di maggiori diritti, maggiore ricchezza e così via. Tutte illusioni destinate a durare poco. L’individuo dotato di una visione più ampia e trascendentale dell’esistenza andrà invece in cerca di elementi percepiti come duraturi quali la giustizia, la bellezza e la verità.

 

INTROVERSIONE ED ESTROVERSIONE

La propensione a dirigere l’attenzione e la messa a fuoco verso il proprio io interiore o, al contrario, verso l’ambiente esterno. Il mondo interiore pone domande complesse, mentre il contesto esterno offre risposte immediate e rassicuranti. Le persone introverse sono spesso percepite come dotate di una profonda vita interiore, mentre quelle estroverse sono generalmente considerate insicure.

15 – Che tipo di rapporto hai con il rumore?

Che piaccia o no tale concetto, la sopportazione del rumore è inversamente proporzionale alla sensibilità spirituale. Il rumore distrae la mente, la deconcentra, rendendo difficile la sintonizzazione con la propria anima. Il silenzio è alla base di qualsiasi pratica spirituale. Per dirla in termini ancora più trascendentali, il silenzio ci estrania dal mondo, il rumore ci riporta nel mondo. Questo fatto spiega perché tante persone non sopportino il silenzio, infatti esso ci obbliga ad ascoltare la nostra anima; ma se l’anima è malata, quello che ha da dirci potrebbe risultare sgradevole…

16 – Quale, fra le seguenti situazioni, ti ispira di più?

Questa domanda è simile a quella precedente, infatti ha a che fare anch’essa con il silenzio e la solitudine. Avere costantemente bisogno di stare in mezzo agli altri, del movimento e del rumore, è indicativo di una mente distratta e vittima delle percezioni sensoriali. Il bisogno di solitudine e tranquillità, al contrario, deriva dalla necessità di prendersi cura anche della propria anima e di ritrovare se stessi dopo essersi confrontati con il caos e il disordine della società.

17 – Quale, fra gli scenari proposti di seguito, ti provoca maggiore disagio?

L’introversione è un tratto caratteriale tipico delle persone più sensibili e acute spiritualmente. Ciò non significa che gli individui estroversi manchino di profondità, tuttavia il bisogno di stare costantemente in mezzo agli altri, nonché di svolgere attività pratiche, rende più complicato il processo di esplorazione interiore. Allo stesso modo non si può dare per scontato che una persona introversa e timida sia anche particolarmente consapevole, sebbene per quest’ultima sia molto più facile sintonizzarsi con la propria anima. Leggere un libro in solitudine stimola il pensiero e la creatività, mentre cantare e ballare in un locale affollato serve allo scopo diametralmente opposto, ossia quello di “staccare la spina”.

18 – Perché le persone sembrano essere più spavalde e sicure di sé quando interagiscono virtualmente?

Questo accade quando una persona non possiede un’identità precisa e cerca, consapevolmente o meno, di adattarsi al contesto in cui si trova. Non serve essere acuti osservatori per notare come le persone cerchino di mostrare soltanto i propri lati positivi quando interagiscono online. Le loro vite sembrano spesso perfette se ci si limita a quello che esse pubblicano tramite internet. Ma sappiamo benissimo che non è così, e che dietro una facciata di belle apparenze si cela frequentemente il bisogno narcisistico di apparire, di ricevere consensi, di sentirsi parte di qualcosa. Chi conosce se stesso ed è consapevole dei propri limiti, non ha bisogno di tutto ciò.

 

DUBBI E CERTEZZE

Dobbiamo concentrarci sul porre domande o sul trovare risposte? Il temperamento del ricercatore spirituale è aperto al dubbio; quello dell’uomo mondano è pieno di certezze. Ci siamo mai chiesti se queste certezze siano effettivamente basate su fondamenta solide? L’idea di mettere in discussione tutto può risultare sconfortante, ma evolvere significa anche saper affrontare le proprie paure.

19 – Preferisci porti domande o darti risposte?

Come ribadito da innumerevoli pensatori e filosofi del passato, fra i quali Socrate, l’ignoranza è la causa di tutti i mali e la conoscenza è l’unica cura possibile. Il desidero di conoscere nasce dal dubbio, non di certo dalle certezze illusorie che ci offre il mondo. Il ricercatore spirituale si pone tante domande e si dà poche risposte definitive, poiché la verità ultima non è alla nostra portata e l’unica cosa che possiamo fare è continuare a ricercarla.

20 – Di seguito troverai una serie di credenze più o meno comuni, scegli quella che senti più vera:

La vita terrena rappresenta soltanto un momento del più ampio e articolato percorso dell’esistenza. Va sfruttata per cogliere ciò che di buono può offrirci, ma senza dare troppa rilevanza ai valori della società, in quanto essi poggiano su basi del tutto volubili ed estemporanee. Idealmente, sarebbe utile cercare di affrontare la vita come se fosse un gioco, prendendolo seriamente come fanno i bambini, ma restando consapevoli del fatto che siamo noi a decidere le regole e non qualcun altro. Oppure come un viaggio che non prevede una meta precisa e che dunque non impone di mettere le radici in un luogo preciso per sempre.

21 – Cosa pensi dei rimpianti e dei rimorsi?

Da una prospettiva spirituale è poco sensato distinguere fra rimpianti e rimorsi, in quanto sono entrambi frutto dell’interpretazione dualistica tipica della mente umana. Fra rimorsi e rimpianti c’è la stessa differenza che intercorre tra fare e non-fare. L’unica cosa che cambia realmente è la nostra interpretazione del fenomeno, non il fenomeno in sé. Qualunque cosa decidiamo di fare o non fare, ricordiamoci innanzitutto che siamo noi ad attribuire un determinato valore alle nostre azioni o inazioni, e non il contrario. Non siamo ciò che facciamo, facciamo ciò che siamo.

22 – Riponi fiducia nella politica?

Il tema della politica è estremamente divisivo, in quanto prende via da una suddivisione completamente fittizia – e dualistica – del mondo. Per quanto infantile possa apparire, moltissime persone credono ancora che il mondo sia composto dal bene a dal male, dai buoni e dai cattivi. Premesso ciò, la consapevolezza sta nel comprendere che nessuna delle due posizioni è migliore dell’altra, e che la politica altro non è che una proiezione collettiva del nostro modo di essere, infatti in politica si può trovare di tutto, dal delinquente processato e – naturalmente – assolto, all’idealista che crede davvero di poter cambiare il mondo se ci mette sufficiente impegno. La consapevolezza risiede anche nel comprendere che, delegando il proprio potere e le proprie responsabilità a qualcun altro, non si fa altro che alimentare questa divisione, generando un circolo vizioso che mantiene la coscienza umana ad un livello estremamente basso.

23 – Verità e relativismo: che rapporto intercorre fra loro?

Di certezze assolute non ce ne sono. Credere di possedere la verità equivale a vivere nell’illusione più completa. Anche se può apparire irritante a prima vista, tutto è relativo alla prospettiva di chi osserva e al suo livello di consapevolezza. Un bambino interpreterà un determinato fenomeno naturale in modo molto diverso rispetto ad uno scienziato specializzato proprio in quel preciso campo. Lo scienziato avrà dunque una consapevolezza maggiore rispetto a quel fenomeno, ma non è detto che sia più consapevole del bambino in termini assoluti. Essendo quello della consapevolezza un viaggio privo di una meta definita, ciò che conta davvero è non avere mai la presunzione di aver raggiunto il traguardo.

 

RELIGIOSITÀ E SPIRITUALITÀ

In teoria, la religione riguarda i bisogni spirituali degli esseri umani. Tuttavia, religiosità e spiritualità non sono la medesima cosa e, a volte, possono addirittura escludersi a vicenda. Credere e intuire sono due concetti distinti e un atteggiamento dogmatico non è il modo migliore per sostenere il proprio cammino verso il risveglio dell’anima.

24 – Che differenza c’è tra AVERE FEDE e CREDERE?

La ricerca della verità passa attraverso varie fasi. Si parte da un senso di vuoto, si attraversa la fase del dubbio, si formulano delle domande via via più precise, si individuano delle possibili risposte, poi si ricomincia daccapo. Credere è la reazione più immediata e semplice all’insorgere del dubbio. Avere fede, invece, è una risposta elaborata che nasce da una riflessione interiore più approfondita. In altri termini, il credente non raggiunge mai la fase in cui le domande diventano incessanti, forse perché spaventato dall’idea di dover mettere in discussione tutto quanto. Colui che ha fede, al contrario, non teme le domande, ma al tempo stesso ha bisogno di darsi una risposta che sia definitiva. Il ricercatore spirituale non si ferma qui e procede oltre, anche a costo di rimettere completamente in discussione la fede duramente acquisita in precedenza.

25 – Cosa pensi della Reincarnazione?

Il fenomeno della reincarnazione è un fatto assodato nell’ambito della ricerca spirituale. Esistono numerose testimonianze di persone, specialmente bambini, che ricordano vite precedenti o comunque differenti. A volte si tratta persino di vite future. La filosofia orientale contiene una grande quantità di informazioni a riguardo, spingendosi fino a proporre teorie e pratiche finalizzate a interrompere il ciclo delle incarnazioni e a liberare definitivamente l’anima da tale meccanismo. Alla base del concetto di incarnazione c’è la consapevolezza che siamo entità eteree ed immortali, le quali, per qualche motivo, finiscono dentro un corpo biologico e sperimentano il mondo materiale con la sua tipica dualità.

26 – Ecco una serie di affermazioni sulla religione. Quale fra esse si avvicina maggiormente al tuo pensiero?

Religione e spiritualità hanno poco in comune, così come le leggi promulgate da uno Stato hanno poco a che vedere con l’ideale di giustizia. Se da un lato la spiritualità ricerca l’assoluto, dall’altro la religione insegue il relativismo del mondo. Possiamo tranquillamente spingerci ad affermare che le religioni sono state create per fini politici, ovvero per meglio controllare i popoli ed evitare che possano sviluppare una propria coscienza potenzialmente “pericolosa” nei confronti del potere stesso. Come sempre, non esiste una divisione netta fra buono e cattivo, giusto e sbagliato, perciò le religioni non sono da considerarsi come fenomeni esclusivamente negativi. Fanno anch’esse parte di un processo evolutivo che parte dal basso e si spinge verso l’alto. I dogmi e le contraddizioni delle religioni possono far scaturire dubbi e domande interessanti, dando il via ad un processo di ricerca più ampio.

27 – La legge di causa ed effetto (Karma) afferma che ogni nostra azione genera effetti in questa vita e/o nella prossima. Cosa ne pensi?

Il karma non ha polarità, nel senso che non è né positivo né negativo. Il karma può essere più o meno intenso ed è strettamente legato al concetto di consapevolezza. Le motivazioni e le intenzioni che risiedono alla base delle nostre azioni o inazioni, a seconda del grado di consapevolezza che le contraddistingue, possono generare più o meno karma. L’inconsapevole si porterà appresso un karma molto pesante, poiché non riflettendo a sufficienza sulle proprie azioni, non ne coglierà il significato evolutivo e tenderà a ripetere gli stessi “errori” all’infinito. Essendo il karma legato al concetto di reincarnazione, chi vive in maniera rituale e superficiale, si ritroverà ad incarnarsi in situazioni molto simili a quelle precedenti, restando bloccato all’interno di questo ciclo. Chi invece vive con maggiore consapevolezza, non avrà bisogno di rivivere le stesse situazioni all’infinito, arrivando infine ad interrompere completamente il ciclo delle incarnazioni.

28 – Bene e Male esistono veramente?

Si ritorna al problema della dualità. La distinzione fra bene e male è illusoria, e non esisterebbe se non fosse che la nostra mente funziona dividendo ogni cosa in due parti, per poi contrapporle e analizzarne le differenze. Il nostro processo conoscitivo procede, in sostanza, per contrapposizione e differenziazione. Nelle dimensioni spirituali non esiste separazione, ma solo complementarietà. La mente divide, lo spirito unifica. Premesso ciò, le categorie morali del bene e del male sono prodotti mentali, o meglio proiezioni della mente verso il mondo esterno. Il mondo non è buono né cattivo, siamo noi a volerlo vedere in un modo piuttosto che nell’altro a seconda del nostro livello di consapevolezza.

 

DUALISMO E DUALITÀ

La mente umana è composta da due emisferi, il che probabilmente contribuisce alla nostra inclinazione verso il pensiero dualistico. Ciò include concetti come bianco e nero, vero e falso, bene e male. Tuttavia, l’universo non si attiene alle regole della mente umana. Chi è impegnato nella ricerca spirituale è consapevole del fatto che i pensieri possono distorcere la realtà e farci deviare dal sentiero della verità.

29 – Il libero arbitrio può essere definito come:

Come nel caso della pubblicità, anche qui ci troviamo davanti alla contrapposizione fra dentro e fuori. Possiamo immaginare il mondo esteriore come uno specchio che riflette quello interiore. Se una persona si sente libera interiormente, anche la sua vita esteriore rispecchierà tale senso di libertà. Attenzione però! La libertà interiore porta spesso all’inazione, ovvero al non-fare, poiché si è compreso che le azioni non sono altro che riflessi di un sentire più profondo che esiste a prescindere dalle manifestazioni esterne. Perché comprare un determinato oggetto se ho compreso che quell’oggetto non mi serve realmente? Si capisce così che la vera libertà non risiede nel fare e nell’avere, quanto nell’essere.

30 – Scegli la combinazione di sostantivi che ti sembra avere più senso:

Qui si indaga il rapporto con la dualità tipica della mente umana, la quale ci impone di dividere ogni cosa in due elementi contrapposti per poi scegliere da che parte stare. Nelle dimensioni spirituali non c’è dualismo, ma solo complementarietà. La scelta del binomio è indicativa della sensibilità spirituale della persona. Chi è più consapevole tenderà quindi a preferire combinazioni meno divisive e più sfumate, mentre chi è più addentro alle logiche terrene opterà per una divisione netta e misurabile, come quella Ricchezza-Povertà.

31 – Un mondo in cui non esista il denaro né il lavoro, che effetto ti fa?

Questa domanda farà sorridere molte persone, ma non è affatto sciocca. Riesci almeno ad immaginarlo un mondo senza denaro? Oppure il pensiero stesso ti crea disagio e fastidio? Nel primo caso c’è, se non altro, l’apertura mentale necessaria per intraprendere e portare avanti un cammino di consapevolezza, mentre nel secondo, ahinoi, non si intravede alcuna luce. Il cambiamento parte sempre da un dubbio e/o da un qualche tipo di sofferenza; ma se il mondo ti piace così com’è, non ha neppure senso parlare di cambiamento…

32 – Immagina una persona che è stata capace di arricchirsi e affermarsi partendo da una famiglia modesta. Che effetto ti fa?

Il tema del denaro è ancora una volta al centro della questione. In più c’è il fattore relativo al riconoscimento sociale e all’ammirazione. Analizzando la situazione in termini coscienziali, possiamo affermare che né il denaro né l’affermazione sociale significano qualcosa di particolare, infatti possono capitare anche senza che una persona li ricerchi attivamente. La situazione sarebbe completamente diversa se avessimo la certezza che quella data persona insegue denaro e fama. Non avendone le prove concrete, è saggio mantenere un atteggiamento dubbioso e aperto.

33 – Ultima domanda, la più importante, può ribaltare completamente l’esito del test (*): come valuti le domande di questo test?

Quest’ultima domanda incide meno delle altre, ma presenta comunque una sua validità, dal momento che indaga il tipo di consapevolezza che l’utente manifesta nei confronti del test stesso. Evidentemente, chi considera banale e noioso il nostro questionario, non ne ha compreso il senso e probabilmente si aspettava qualcosa di più leggero e spassoso. Chi invece lamenta la mancanza di determinate opzioni dimostra, almeno apparentemente, di aver ragionato sulle varie risposte offerte.

 

Test della Consapevolezza e Test del Risveglio: Interpretare i risultati

banner test della consapevolezza banner test del risveglio

Premessa
Nell’utilizzo di questi due strumenti unici nel loro genere giocano un ruolo fondamentale, oltre all’età dell’utente, il grado di apertura mentale e il livello di attenzione. Le risposte sono di tipo qualitativo, ragionato; se lette frettolosamente e con superficialità conducono inevitabilmente all’ottenimento di un punteggio modesto.

Avvertenze generali
Il test della consapevolezza e quello del risveglio andrebbero dunque eseguiti con la massima concentrazione, sforzandosi di capire il significato di ogni singola risposta, seppur apparentemente banale, prima di operare le proprie scelte. Per quanto concerne il tasso di apertura mentale, va specificato che l’impostazione dei test prevede che l’utilizzatore possieda un certo grado di maturità e inclinazione verso l’introspezione. Difficilmente un adolescente di età inferiore ai 16 anni riuscirebbe a cogliere determinate sfumature insite nelle domande e nelle risposte, pertanto si consiglia ai più giovani che vogliano comunque affrontare queste due prove, di farlo in compagnia di un adulto che funga da supporto.

Avvertenze per i frettolosi
Allo stesso modo, anche una persona adulta abituata ad affrontare la quotidianità con il “pilota automatico” inserito e poca voglia di andare a fondo nelle cose, troverebbe questi due test ostici e poco interessanti. Se questo è il tuo caso, il nostro consiglio è di tornare quando avrai almeno un’ora di tempo tutta per te, e soltanto dopo aver svuotato la mente dai doveri, dalle responsabilità e da tutto ciò che possa spingerti ad apparire in un determinato modo. Ricorda che dare risposte rapide ed impulsive conduce sempre e comunque verso un punteggio medio-basso.

Risposte autentiche e risposte socialmente desiderabili
Un problema comune a tutti i test di personalità, o forse dovremmo dire a tutte le persone, è quello che risiede nella differenza fra le risposte percepite come vere e quelle percepite come socialmente desiderabili. Gli individui più insicuri, coloro che danno maggior peso all’opinione altrui e alle apparenze, così come al cosiddetto “politicamente corretto”, manifestano una certa predisposizione verso le risposte ritenute “giuste”, ma non necessariamente percepite come autentiche.

Facciamo un esempio; prendiamo in esame la domanda del test della consapevolezza che riguarda la formulazione dei giudizi. Abbiamo notato che moltissime persone scelgono questa risposta: giudicare è sempre sbagliato. Ma quanti lo pensano veramente? E quanti, piuttosto, se si sentissero completamente liberi da ogni condizionamento sociale, risponderebbero con quest’altra opzione: tutti noi formuliamo giudizi, però non è necessario esternarli (?).

Se ritieni che questo sia il tuo caso, nessun problema, ora che ne hai preso atto non devi fare altro che ripetere i nostri test facendo tesoro di questa nuova consapevolezza e vedrai che il risultato finale sarà più interessante.

Veniamo ora all’interpretazione dei risultati
Diamo per scontato che tu abbia letto con attenzione domande e risposte, che tu che abbia operato le tue scelte con sincerità e che la tua età anagrafica sia di almeno 16 anni. Se hai meno di 16 anni non devi allarmarti nel caso in cui il tuo punteggio sia basso, è perfettamente normale. Torna a trovarci fra qualche anno.

Se hai ottenuto un punteggio modesto significa che:
– la tua coscienza è ancora in fase embrionale, vuoi perché sei troppo preso/a dagli aspetti materiali della vita (lavoro, soldi ecc.), vuoi perché manchi di spiritualità e quindi ritieni, consapevolmente o meno, che l’esistenza umana si riduca al solo fare, consumare, possedere. Sostanzialmente ti identifichi in ciò che fai, in quello che possiedi e nei risultati concreti e misurabili che ottieni. Ciò che manca è l’aspetto legato all’Essere e al Sentire, senza i quali, purtroppo, non vi è alcuna possibilità di sviluppare una consapevolezza che vada oltre l’ego e le percezioni dei cinque sensi.

Se hai invece ottenuto un punteggio intermedio vuol dire che:
– la tua coscienza è viva, reattiva e potenzialmente pronta per proseguire nel suo viaggio di espansione verso l’infinito. Questo discorso vale soprattutto per chi è ancora giovane, diciamo dai 40 anni ingiù. Chi si trova in età più avanzata è raro che subisca scossoni a livello coscienziale, sebbene in questo campo non si possa escludere nulla a priori. Si tratta di un viaggio senza ritorno, nel senso che una volta acquisita una forma di consapevolezza più ampia non c’è possibilità di fare dietrofront. Inoltre, progredire in termini spirituali significa eliminare tutto ciò che non serve, avere meno per essere di più. Ecco perché molti decidono, consapevolmente o meno, di accontentarsi di una coscienza a tratti alterni.

Se il tuo punteggio è elevato possiamo affermare che:
– sei un attento osservatore, curioso, il quale cerca un senso più autentico anche nelle cose apparentemente ovvie e scontate. Una persona che non si accontenta, insomma, ma non in termini materiali, bensì spirituali. Generalmente chi giunge a questo livello di coscienza non lo fa per caso, bensì come conseguenza di una scelta personale consapevole. Dal momento che non si può ritornare ad essere inconsapevoli, il tuo destino sembrerebbe essere segnato: dovrai proseguire su questa strada, che ti piaccia o no. Se cercherai di fare diversamente finirai per tradire la tua natura e non troverai alcuna soddisfazione nel farlo. Se queste parole ti suonano bizzarre o incomprensibili, allora è probabile che tu abbia ottenuto un punteggio elevato per puro caso o perché cercavi di scovare le riposte “giuste”.

SFERE DI INTERESSE (solo per il Test del Risveglio)
Le cosiddette sfere di interesse sono quattro e investigano determinati ambiti della coscienza e del comportamento, pur essendo, naturalmente, collegate fra di loro. Il punteggio indica il grado di avanzamento in quel dato campo. Nello specifico esse riguardano:

Il Distacco
L’opposto dell’attaccamento, ossia la capacità di distaccarsi psicologicamente da tutto ciò che è frutto del mondo: oggetti, denaro, lavoro, affetti. Sì, anche le relazioni interpersonali fanno parte di questa sfera: l’anima ricerca l’assoluto, mentre la gran parte dei rapporti terreni basati su parentela e bisogno reciproco è del tutto transitoria. Attenzione: quando si parla di attaccamento agli oggetti, va compreso che il problema non è l’oggetto in sé (qualunque esso sia), bensì la percezione interiore, conscia o inconscia, di non poter vivere senza di esso.

La Disillusione
Dopo una prima fase di turbamento, rifiuto e rabbia, arriva il disincanto. L’ego fa resistenza e non vuole mollare le sue illusioni e false sicurezze; mentre l’anima, che osserva le cose da una prospettiva non terrena, inizia poco alla volta a demolire tutto ciò che non serve più.

La Scomodità
Una vita comoda e agiata non favorisce l’evoluzione spirituale e mal si concilia con il processo di risveglio. Volenti o nolenti, la sofferenza è un potenziale catalizzatore spirituale, e sapersi distanziare dalle tante comodità di questo mondo consumistico è un primo passo fondamentale verso una rinnovata visione dell’esistenza.

La Sintomatologia
Il processo di risveglio dell’anima si manifesta attraverso una complessa serie di sintomi e fenomeni non sempre facili da carpire. Abbiamo cercato di raccogliere quelli più comuni e tipici delle fasi iniziali e intermedie del percorso di risveglio.

Prova i nostri test esclusivi, non li troverai altrove:
TEST DELLA CONSAPEVOLEZZA
TEST DEL RISVEGLIO SPIRITUALE